Hagrid salutò lo studente e scappò nella foresta, la pioggia era finita, ma quei dannati fulmini lo avevano fatto preoccupare da morire. Arrivato più o meno nel punto in cui aveva visto il fulmine, la lanterna iniziò a lampeggiare, e piano piano la luce divenne sempre più fioca, finchè non si spense. Il custode irritato avrebbe voluto scaraventarla a venti miglia, ma poi notò che era finito il combustibile, e che quindi era stata colpa sua. Afferrò la bacchetta e pronunciò
Lumos Maxima! e un grosso fascio di luce illuminò l'area. Avanzò lentamente, e tutto sembrava essere regolare. Ad un certo punto, poi, notò dei strani movimenti. Si mise dietro un albero, e scrutava di tanto in tanto. si vedevano solo le sagome scure, grazie al bagliore della luna. Sentito uno strano e disperato verso, gli si inacutì l'udito, e la vista gli si oscurò. Ripetuto lo stesso verso, stavolta gli sembrò un nitrito, e così si avvicinò, e notò che l'unicorno di cui si stava prendendo cura, era in difficoltà. Delle radici sporgevano dal terreno, e stringevano forte la disperata creatura al suolo, come sotto un incantesimo. Avvicinò la bacchetta, e notò che le radici non lo minacciavano, non lo avrebbero aggredito, pensò a quel punto che effettivamente si trattasse di un incantesimo. Impugnò meglio la bacchetta e pronunciò:
Finite Incantatem! Dapprima le radici sembravano non rispondere, ma poi, dopo l'ennesimo disperato nitrito della creatura, mollarono la presa e si immersero nel suolo. La creatura, lacerata dai colpi, e affannosa per la sopravvivenza, a stento riuscì ad alzarsi. Hagrid a questo punto prese la bacchetta ed il suo fazzolettino e pronunciò:
Engorgio! Il fazzolettino divenne grande, ancora sospeso a mezz'aria il custode pronunciò:
Ferula! E così fu diviso in tante strisce, dirigendo la bacchetta verso la creatura ferita, avvicinò le bende alle ferite, pronunciando:
Emendo! Tutte le ferite furono coperte, e dopo qualche istante, le fasciature sparirono, senza lasciare traccia di sangue. L'unicorno si alzò, anche se ancora affaticato, ed andò verso il custode. Hagrid, gli sorrise e gli abbracciò il collo. Quando, però, allungò il braccio sinistro verso la parte del collo che in precedenza era appoggiata al suolo, si inumidì le dita, un senso di stupore colpì il custode. Avvicinò le mani alla bacchetta, per poter vedere meglio, annusò, sembrava sangue. Si voltò verso l'altra parte della bestia e notò che c'era ancora una grossa ferita, coperta di sangue. Era talmente grande e profonda che il custode rabbrividì, poi notò che dopo qualche centimetro ce n'era un'altra, meno profonda, ma dalla stessa forma arcuata. Strinse la ferita per far fuoriuscire del sangue, in caso di infezione, sarebbe stata cosa saggia. Un nitrito ed un movimento brusco della creatura bloccarono il custode. Notò, però che dalla ferita non usciva solo sangue, ma una sostanza dall'odore forte. Seguì la forma della ferita, e vide che le due arcate avevano concavità opposta, prelevò ancora un po' di quel liquido, e pensò che fosse veleno, iniettato con un morso sul collo della creatura. Aprì la parte destra della giacca, disperatamente cercò un rimedio. C'era di tutto, ma non una soluzione perspicace. Afferrò dunque la bacchetta, cercando di richiamare l'attenzione di qualcuno che si trovasse nelle circostanze della foresta, che avesse potuto aiutarlo, ma pensò che anche questa, non sarebbe stata una ottima idea. Disperato avrebbe voluto chiedere aiuto all'infermeria di Hogwarts, ma poi si ricordò di una cosa, qualcosa a cui teneva davvero tanto, che gli aveva donato il preside della scuola. Corse a casa, di fretta si fiondò nell'armadio alla ricerca di quel pensiero, ma nulla... non potè trovarlo. Disperato si sedette sulla poltrona, e nervosamente si versò del wisky, che scolò di colpo, senza assaporare. C'era un fuocherello leggero leggero, la luce del fuoco a malapena si vedeva... di colpo una fiammata colpì l'attenzione del custode, un verso forte e vivo sembrò provenire dal camino. Tutto gli si riaccese in mente, era un verso simile a quello di un allegro e vivo rapace, ma non era proprio così, sebbene si trattasse comunque di un volatile di grossa taglia. Si riferiva a quel prezioso regalo che ricordava di avere con sé... era fanny, la fenice che aiuta chi si contraddistingue per lealtà ed audacia. Quella fiammata gli si ripeteva in testa infinite volte, ma niente... ancora non gli riaffiorava il ricordo di dove potesse essere quell'ampollina a forma di goccia. Di colpo l'armadio si spalancò, e una luce forte sembrava provenire dal basso. Tirato via tutto, una scatola piccola, che non vedeva da tempo, ma che gli ricordava il passato era ricoperta dalle fiamme. Appena la vide, questa divampò, e fu sorpreso, perchè ben ricordava il contenuto di quel pacchetto, niente che avrebbe potuto essergli utile. La prese, appena la toccò smise di fiammare, e la aprì, un grosso fascio di luce colpì la vista del custode. Era proprio quel contenitore, con la forma di una goccia, con il tappo sigillato da una serratura. La afferrò subito, data l'imminenza della necessità, pronunciò più volte l'incantesimo Alohomora, ma non si aprì! Cercò dappertutto la chiave, rivoltò tutta l'armadio, ma niente... ispezionò a più non posso quella scatola, ma niente... dov'era la chiave? Perchè era dov'era? Perchè Fanny non voleva che Hagrid la trovasse? Hagrid era fiducioso, perchè non volle pensare che la fenice avesse lasciato morire quel povero desolato e tanto dolce unicorno, che ormai aveva poco più di un ora di vita, secondo quel che parve al custode. Disperato si sedette di nuovo, e guardò a lungo l'ampolla, non poteva aprirla, e se avesse usato il bombarda, tutto il suo prezioso contenuto sarebbe andato perso.
E ora? Cosa faccio ora? Pensa Hagrid, Pensa! diceva il custode tra sé e sé mentre osservava ancora il fuoco...
Ehmm scusate le dimensioni, spero che almeno l'idea vi piaccia...