| Aperta la porta con forza e coraggio, si ritrovò i n una atmosfera più familiare. I giardini di Hogwarts. -Beh, questi li conosco, e come! pensò. Veloce e determinato accelerò il passo, montò la salita e raggiunse il cerchio di pietre, il ponte, ed arrivò al castello. Oltrepassato il portone d'ingresso si diresse immediatamente verso la sala grande. Si ricordò che proprio in quel pomeriggio, alle 6.00 pm c'era una riunione tra gli studenti grifondoro, in sala grande. Accomodatosi al grosso tavolo, però, appoggiò la borsa a qualche metro di distanza, forse due posti più in avanti, e quasi stava dimenticando l'importanza del contenuto. Mentre parlava con i suoi amici, poi, vide qualcosa di insolito. -Verde, argento... cos'è una serpeverde? Ebbene sì, era proprio lei, Aileen. Era arrivata tutta infuriata alla ricerca di quel diario. Justin, appena la vide si ricordò della mattinata, e come un flash gli balzò in mente il ricordo di quel sogno torturante. Poi, però si ricordò che doveva restituire immediatamente il diario. -E' di certo la motivazione per cui è venuta qui, o per lo meno, questo è il motivo evidente, quello latente... chi lo sa. La vide avvicinarsi con aria da superiore, movimenti altezzosi, sguardo acuto, braccia incrociate, come per indicare: Tu sai quel che voglio, e non ammetto scusanti. Bene, Justin si avvicinò a sua volta allo zainetto, prese il diario, senza proferir parola, e glielo porse. Lei lo afferrò velocemente, poi gli parlò. Justin, distratto dal suo modo di fare, non badò troppo alle parole, ma ai gesti. Scusa, me lo ritrovava per sbaglio. Se è tuo, e stai cercando questo, tieni pure... Aileen. Lei non ci pensò su due volte e lo afferrò, e senza parlar troppo, a malapena lo ringraziò. Si voltò di colpo, toccata dall'impatto con tutti quei grifondoro, impietosita, mosse i pochi passi che distavano dal portone della sala grande. Silenzio assoluto, i tacchi della studentessa battevano sul suolo a ritmo deciso, come da donna che sa quel che vuole. Afferrata la porta della sala, poi, la oltrepassò, e con espressione cattiva, per l'umiliazione che aveva subito, la richiuse. Tutti attorno a Justin, il silenzio fu presto rimpiazzato da un brusìo, un brulicare di voci, pensieri e parole si susseguirono. Nicholas, poi, uno dei migliori amici di Justin, gli chiese chi fosse quella tipa, cosa volesse da lui. Quali affari stava celando, e perchè trattava con una serpeverde. Tutti, incuriositi aspettarono che Justin parlasse. Nulla rientrava in quello che l'immaginario comune di uno studente grifondoro riteneva regolare. Il povero ragazzo, imbarazzato, fece qualche passo avanti, si voltò, perse la posizione centrale, non gli piaceva essere acccerchiato in quel modo blando. Gli sguardi fitti di tutti, seguirono ogno movimento del suo corpo. Appena si voltò, poi, incuriosite, le orecchie erano pronte a sentirlo spiegarsi, ma egli si trattenne ancora un po'. Pochi istanti, poi ancora brusìo, stupore, meraviglia. -Cos'è tutto questo? Non è accaduto proprio nulla, ma vaglielo a spiegare... Mentre rifletteva, la voce di Nicholas lo interruppe. Gli chiedeva ancora spiegazioni, lo incitò a parlarne a tutti. Imbarazzato, decise di parlarne, improvvisare, qualcosa, almeno per uscire da quella condizione di "indagato". Abbassato lo sguardo, iniziò a girare in tondo, e a parlare. Beh, ecco... Vediamo, come posso dire... Lei è una studentessa, la conosco da poco, ci siamo conosciuti così, per scambio. L'ho aiutata a ritrovare il suo libro, lo aveva perso. Annuendo, il gruppo di studenti rispettò la confessione di Justin, tranne Nicholas, che imperterrito, continuò a chiedergli spegazioni. Voleva sapere cosa sapesse di lei, se gli era così interessato, se avesse voluto parlarne in quel momento. Justin, dopo uno sguardo fulmineo, rispose: Ecco, vediamo, diciamo che è stata lei ad avvicinarsi, di lei non ne sapevo proprio nulla in principio, ora so solo il suo nome. Beh, poi... No... nessun interesse particolare. Scuotendo la testa, Justin questa volta fu più convincente. L'amico annuì, una pacca sul braccio destro, lui gli teneva il palmo sulla clavicola. La discussione continuò, dopo mezz'ora, l'assemblea fu sciolta. Justin salutò tutti, abbracciò i migliori amici, poi si voltò. Lo sguardo al polso, l'orologio segnava le ore 7.40 della sera. -Caspita! Devo tornare immediatamente a casa! Mia madre mi ucciderà! ...Aspetta e ora come faccio? Camminando, aveva pensato. Uscito dal portone principale, si appoggiò su di un grosso sasso e pensò: -Ma certo! Hagrid, lui può aiutarmi! Senza trattenersi, si alzò, afferrò la borsa, la indossò, e si incamminò verso la capanna del custode. Si era fiondato come un missile, convinto che Hagrid fosse ad aspettarlo lì dentro. Correva disperato come un ossesso, pensava di fiondarsi sulla porta a chiedere aiuto. Qualcuno, però, era stato più previdente di lui, senza volerlo.
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