liliac wine; |
|
| «Sulla tua schiena ho scritto poesie, usando i tuoi nei come punteggiatura;» Marlène Edith Toluse . ~Serpeverde; 6° annoMarlène entrò nella sala comune degli Slytherin che ormai si era fatto buio. Man mano che si addentrava nelle oscurità dei sotterranei, si sentiva sempre più soffocare, passo dopo passo. L'incontro che aveva avuto quella mattina, in giro per Diagon Alley, non era stato dei migliori. Il ricordo di Duchessa, quella strana Grifondoro dall'indole così perfida e simile alla sua, la tormentava senza tregua. Sentiva che c'era qualcosa di nascosto in lei, di più profondo, che oltrepassava le barriere superficiali dell'apparenza: la sua stessa apperenza dolce e gentile, quella di una Grifondoro fiera ed altruista, era solo una maschera. Una fottuta MASCHERA. Ne era certa. E sapeva anche che non avrebbe mai dato così tanto peso alla cosa, se non ne fosse rimasta tanto colpita. Sia dalla ragazza, che dai suoi atteggiamenti, per altro. Quando si trovò dinanzi all'ingresso segreto dei Serpeverde, non se ne rese neppure immediatamente conto. Dovette strabuzzare gli occhi due o tre volte, perchè la sua vista si ambientasse alla cecità di quel buio notturno. La sua mano si mosse, in direzione della parete, e con la punta delle sue esili dita andò a sfiorarne i grandi mattoni in pietra grezza che la componevano, uno sull'altro. Poggiò la fronte sul muro e rimase così, per un po'. Ricordò sè stessa e Louis, ancora una volta, Louis. Scrollò la testa: una delle poche cose giuste che la Grifondoro le aveva fatto notare in precedenza era proprio il suo attaccamento morboso ad un ricordo che tra l'altro andava via via svanendo. Un mare di tristezza la sommerse, lasciando dietro di sè solo una scia di deriti aguzzi e taglienti. Marlène si addentrò quindi nella sala comune, anch'essa semibuia come la stanza antistante. Lumus bisbigliò quand'ebbe estratto la bacchetta dello stivale: il lampo di luce che ne fuoriuscì fu abbastanza intenso da illuminare i pochi oggetti che la circondavano. Senza riscontrare difficoltà neò passaggio, dunque, si lasciò cadere su una poltrona dove rimase rannicchiata per un po', con le gambe ritratte e il mento poggiato sulle ginocchia.
|
| |