Unforgettable.

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» Eva
view post Posted on 22/2/2012, 22:01





22MvbRYtOoRYtOoHelena Lithium Grayback ♥
«Hate, Cruel, Die.».
Girò la testa di lato per guardare il ragazzo che si era seduto accanto a lei e commentò con semplicità: Perchè sei attratto da me, e si vede. Dalla mia storia, per lo meno. Ti ci sei interessato con fervore, hai seminato ed ora sei venuto a vedere cosa puoi raccogliere.. Giusto?
Alzò le gambe fasciate dai jeans e si stiracchiò come nulla fosse.


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view post Posted on 23/2/2012, 18:04
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«I duri hanno due cuori.»

Ade corrucciò la sua espressione cercando di interpretare le parole appena pronunciate dal biondo splendore davanti ai suoi occhi. Ehmm, non proprio.. fece una pausa cercando una qualunque chiave di lettura del suo discorso. Cosa intendi dire? chiese poco dopo. In realtà non era la sua storia che gli interessava, era la sua personalità, il suo carattere, la sua persona. Voleva capire perché il Cappello Parlante fece quella scelta quando si posò su di lei.
Gli ritornò in mente l'accusa di qualche giorno prima: Non m' hai nemmeno chiesto la mia lealtà, solo dalla parola Oscuroti sei fatto tutti i filmini e mi hai cucito addosso tutto ciò che dei Serpeverde odi.
Per cui gli balenò in testa l'idea di far luce sulla questione.
L'altro giorno dicevi che non ti avevo chiesto nemmeno la tua lealtà e che mi ero subito fatto un'idea di te senza in alcun modo interpellarti. Per cui la mia domanda sorge spontanea. Quale sarebbe questa tua lealtà?
All'improvviso gli venne in mente un'altra idea, un'altra prova della lealtà di Helena; quella prova che non poteva in alcun modo negare e che l'avrebbe smascherata da ogni eventuale maschera che si era cucita addosso.
Mi mostreresti il tuo braccio sinistro? domandò cortesemente Ade.



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Edited by » Padfoot - 23/2/2012, 18:23
 
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» Eva
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«Hate, Cruel, Die.».
Helena scoppiò a ridere mettendosi a sedere e su alzò entrambe le maniche fino ai gomiti, mostrando gli avambracci bianchi come la neve.
Soddisfatto Ade? Nessun marchio, nessuno sfregio.. Contento?
Si abbassò di nuovo le mani e incrociò le braccia al petto, continuando: Mi pareva di avertelo già detto, anche se tu non l'hai accettata come scusante, no? Ho visto solo una realtà per quattordici anni, ho vissuto quella realtà e mi ci sono omologata.
Si girò una ciocca bionda attorno all'indice, con lo sguardo basso e assorto.
Non dico che sia giusto, o che non avrei potuto fare diversamente, ma ho seguito gli insegnamenti. Ho imparato ad essere cattiva, a trattare gli altri come feccia, a disprezzare i diversi..
Scosse la testa sorridendo e tacque.


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view post Posted on 23/2/2012, 21:59
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«I duri hanno due cuori.»

Fu un enorme sollievo per lui che non comparve alcuna traccia del celebre Marchio Nero con il quale fu costretto a condividere perpetuamente la propria infanzia. In casa sua mancava poco che lo si usava come capezzale.
E, dimmi, adesso che hai scoperto "nuove realtà" - disse, accompagnando le ultime due parole con due dita di ogni mano - come ti approcci ad esse? Intendo dire, la tua visione del mondo è cambiata o sei ferma e convinta su tutto ciò che per quattordici anni ti è stato, per così dire, violentemente impartito?
Si, ne era sicuro, nel suo profondo c'era un'essenza buona. La sua anima era caratterizzata anche da una - seppur minima - parte da Grifondoro.
D'altronde in quel momento si trovava a comunicar con un 'Grifone'. Col suo - formalmente parlando - opposto, e vi stava per giunta rivelando parte della sua vita e delle sue peculiarità.
Io credo fortemente di si. Guarda in che situazione ti trovi in questo momento... Fece una smorfia quasi divertita e la fissò intensamente puntando dritto a quegli occhi azzurri che, in qualche modo, gli trasmettevano calore.
Dopodiché si sdraiò sul freddo pavimento... No, non ci assomiglia neanche per sbaglio al soffitto della Sala Grande.



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view post Posted on 25/3/2012, 23:43





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«Hate, Cruel, Die.».
Alle parole del ragazzo, Helena assunse un'espressione scocciata.
Parli da saccente, e mi prendi in giro.
Fece una smorfia incrociando le braccia.
E visto che la cosa non mi piace, così come non mi piace essere trattata come una stupida, non ti risponderò.
Accompagnò le ultime parole con un gesto risoluto del capo, senza nascondere un velo di divertimento.


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view post Posted on 19/3/2015, 19:35
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«I duri hanno due cuori.»




Si era assopito. Sembravano passate ore, giorni, mesi interi che si trovavano lì in cima a quella torre e invece si trattava solo di una manciata di minuti. La stanchezza data dall'incalzante ritmo della Scuola l'aveva sopraffatto.

Erano giorni strani per Ade: molte notti, da qualche tempo tendevano a risolversi per lo più con uno strano senso di amarezza e celata tristezza. Sognava. E molte volte riteneva che forse sogni del genere non andavano fatti per il benessere sociale, sebbene non li ricordasse perfettamente, anzi.
Voltò il capo e capì che anche alla ragazza era toccata la sua stessa sorte: si era addormentata. Aveva una ciocca di capelli tra le dita. Molto probabilmente l'aveva lasciato dormire e si era impegnata a trastullarsi con quel nuovo giochino di farsi venire i nodi ai capelli. Un vero peccato. La stuzzicò piano, non voleva allarmarla. Lei di tutta risposta aprì un occhio ed emise un mormorio, come a dirgli di lasciarla stare e girò la testa dall'altra parte. Ade rimase lì a guardarla, attratto dal mistero della situazione, aspettando che si svegliasse, o per lo meno che la ragazza facesse qualcosa che gli avrebbe permesso di tornare a stuzzicarla.





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» Eva
view post Posted on 13/7/2017, 00:14





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«Hate, Cruel, Die.».
É un alito di vento a scuoterla dal torpore in cui era caduta, giocherellando distrattamente con la cinerea ciocca di capelli — d'un biondo pallido, alla fredda luce della luna. Quella e più ciocche le sono scivolate sul volto, solleticandole e il naso — ora deliziosamente arricciato — e le gote; le ricaccia dietro alle spalle con un gesto impaziente, mettendosi a sedere e godendo per qualche altra manciata di secondi del dolce stordimento post risveglio: aleggia sopra ad una vita che riconosce come la propria, ma guarda come estranea. Nota un minuscolo dettaglio: ha una felpa a coprirla. Una brutta felpa, di un indefinito color fumo, che l'ha tuttavia protetta dalla frescura di quella serata. Ha un profumo deciso, ma dall'impronta confusa nella di lei memoria olfattiva; è come se appartenesse ad un ricordo distante nel tempo, lontano anni luce da quell'attimo extra-corporeo che immagina di star vivendo. Un profumo pungente, ma familiare: s'infastidisce, capricciosa ragazzina, al non riuscir a ricondurre memoria e vita alla fragranza, scalpitando silenziosamente e affondando il naso nella felpa, con un ripetersi di gesti ed espressioni quasi maniacale. Per un attimo si aggrappa a quel che non riesce a ricordare, come se da esso dipendesse ogni attimo vissuto di lì in avanti, poi si ferma — respira: perché? A qual pro? Per il vezzo d'aver vinto un limite auto imposto? Per crogiolarsi nella vana soddisfazione cagionata da capacità riscoperte? Si ferma — respira. Si scrolla di dosso la felpa con veemenza, facendola cadere sulla pietra del pavimento; e la osserva, come Eva osservò schifata serpente prima di comprendere che dietro a disgusto si celasse curiosità. Raccoglie l'indumento e lo scruta, ridisegnando i margini d'una verità ripetuta nel tempo: la curiosità è donna. Ne carezza la morbidezza e di nuovo cerca una briciola di memoria nel profumo impressovi, risolvendosi con il riconoscersi la perdente in quel gioco di potere: non ha alcun ricordo legato a quel profumo. O se ne ha, essi sono stati surclassati da altri ricordi, da altri dolori. Delicatamente ripiega la felpa e la poggia sul bordo della torre, al riparo da intemperie; se lui fosse tornato a cercarla, lei o la felpa, avrebbe avuto la sua risposta.
Lascia la torre senza guardarsi indietro, attorcigliando una ciocca bionda attorno all'indice.


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view post Posted on 8/8/2022, 02:44
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Aeneas Ade Knite

La stuzzicò una seconda volta nella speranza di scuoterla dal torpore in cui era inconsciamente precipitata. Era divertito e allo stesso tempo incuriosito di come avrebbe reagito quando si sarebbe finalmente risvegliata; l’avrebbe presa in giro e lei avrebbe inevitabilmente fatto sfoggio di una delle sue mille risposte taglienti, sorretta dal suo ineguagliabile orgoglio. Capì però presto che i suoi erano nient’altro che futili vaneggiamenti quando la ragazza si trascinò qualche centimetro indietro da lui, forse per istinto, forse per bloccare l’esterna fonte di disturbo che minacciava di spezzare l’incantesimo.

Lui sospirò piano, lei non era disposta a giocare a quel gioco. Voleva compagnia, la sua compagnia. E ascoltare le sue parole, quelle dette e quelle non dette. Voleva scorgere una minima fessura in cui provare fare breccia.
Tuttavia, aveva fatto il suo piccolo tentativo e non intendeva andare oltre. L’avrebbe fatto, se avesse saputo che il risultato sarebbe stato diverso da quello appena ottenuto. Aveva ormai imparato che turbare la quiete altrui non era cosa da fare, se non per questioni di vita o di morte. Rimandò quindi tutto al futuro, a quando sarebbe stata vigile e cosciente. Decise di tornare al dormitorio.

Prima di congedarsi, le adagiò silenziosamente la sua felpa a proteggerla dalla brezza che spirava, sapendo in cuor suo che quel gesto nobile a cavalleresco serviva l’obiettivo di rivederla, quando, riconoscente, l’avrebbe cercato per il castello per restituirgliela.

[…]

La sera prima si era addormentato col pensiero rivolto alla ragazza assopita sulla Torre, dipingendo nella sua mente i diversi scenari di quando e come si sarebbero incontrati nuovamente. Ma era ormai tardo pomeriggio e di lei non v’era stata traccia per tutto il giorno. Sperava di scorgerla a pranzo o di sfuggita per i corridoi, ma per sua sfortuna le sue aspettative furono disattese. Non era intenzionato ad aspettare ulteriormente, ma non aveva nemmeno intenzione di andarla a cercare. Ciò avrebbe voluto dire mostrare il fianco e farle fiutare quello che – detto tra noi – si potrebbe definire un punto debole. La miglior idea che ebbe fu quella di ripercorrere lo stesso percorso del giorno prima, confidando nel medesimo incontro.

La chioma lucente non era lì ad accoglierlo, al suo posto un paio di corvi gracchianti se ne stavano appollaiati sul bordo della torre. Sconsolato, fece per avvicinarsi a quel che fino a poche ore prima fu il giaciglio della ragazza, infastidendo i pennuti, che non esitarono a fuggire quando avvertirono la sua presenza. Li seguì con lo sguardo perdersi all’orizzonte delle prime luci della sera, finché non fu più in grado di scorgerli. Qualcos’altro attirò la sua attenzione. La sua felpa, rimasta lì ad attenderlo, fedele.

Perché non l’aveva tenuta con sé? Perché lasciarla lì? Era l’ennesima provocazione o puro segno di disinteresse? Doveva sforzarsi di interpretare o attendere la sua verità? Cercò nelle tasche laterali un biglietto, un messaggio, un indizio, senza successo. Ciò che trovò fu un filo della sua chioma incastrato nel tessuto, di un biondo pallido, quasi argenteo. Se lo rigirava fra le dita come in attesa che quello potesse improvvisamente proferir parola e schiarirgli le idee, mentre le luci del cielo sbiadivano alle sue spalle.



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