Talvolta quel che ti serve arriva così... inaspettatamente, Justn incontra Hagrid per la prima volta.

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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 26/8/2009, 15:07




Era mattina, una delle prime albe autunnali, quando si inizia a sentire la quieta e solitaria tranquillità di casa propria. Appena sveglio, Justin vede la sua lampada accesa. Chiude gli occhi e fa un verso tra il dormiente ed il desto, Mmm... dopo pochi istanti, le sue palpebre si ricongiunsero e la mente si ritrovò in un sonno dei più profondi. Come per un tuffo tra i pensieri, vide il suo immaginario sprofondare in un sogno.
Solo, si materializza con un divampo di fiamme in un luogo ad egli sconosciuto. Sguardi profondi lo osservavano, volti sconosciuti lo circondavano, e chissà quali pensieri si celavano in quelle menti. Impavido, cercò di capire dove si trovava, e come mai. La fortuna, però, sembrò non voler premiare la sua audacia. Entrato in una sorta di bottega, l'accoglienza non fu delle migliori, almeno non per un giovane grifondoro, abituato alle buone maniere ed al garbo. Attorno ad egli, la gente si allontanava, e crescente era l'ansia mista a disperazione e solitudine. Proseguì, si ritrovò davanti ad un bancone. Non sapendo cosa dire, infilò la mano nello zainetto che aveva a tracollo, e afferrò qualche moneta, le guardò qualche istante, si rese conto di quanto poteva permettersi, poi non sapendo proprio come agire, volle evitare la figura da babbano. Osservò con attenzione un foglietto appeso presso il bancone, sebbene fosse davvero in alto, si sedette su di uno sgabello e chiese una delle bevande meno costose che erano esposte sul foglio. Lo colpì il prezzo della più costosa, ma più ancora il nome: pozione rigenerante. Tenne per sé la curiosità di chiedere, poi bevve velocemente il contenuto del suo bicchiere. Aveva un sapore strano, ma fece finta di esservi abituato, e di conoscere ogni cosa che avesse davanti. Fece finta, notate bene. Poi uscì di fretta da quel luogo. All'uscita gli sembrò di vedere dei volti più comuni. La solitudine ed il disagio sembravano passare in secondo luogo. Merito della bevanda? Chi lo sa. Sentì di colpo delle urla, abbastanza acute. Gli sembravano quelle di sua sorella, una acerrima serpeverde.
Di colpo il tutto si sbiadì, come quando una telecamera viene scossa, sua sorella stava scuotendo la sua testa da pigro dormiglione, per farlo svegliare. Notò che la lampada stavolta era spenta. Strano, tutto questo. pensò. Si scoprì, si alzò, andò in bagno, si specchiò, una mano tra il suo biondo crine, un sorriso, una spazzolata ai denti, un colpo d'acqua sul viso. Si sedette sul letto, rifletté. La sua odiosa sorella lo punzecchiava, gli faceva smorfie, lo disturbava. La guardò impietosito, poi si alzò, infilò i pantaloni, la camicetta bianca, la cravatta a righe rosso/gialle, strinse la cintura e le scarpe. Sua sorella continuava. Abbassò lo sguardo, si incamminò verso l'uscita di casa. Sua sorella gli chiedeva dove andasse. Egli, senza pensarci troppo a lungo, afferrò lo zainetto che teneva perennemente a tracollo, lo indossò, e uscì di casa senza proferire parola. La porta di chiuse con un lento cigolio. Si allontanò. Sua sorella si affacciò alla finestra, e per l'ennesima volta lo insultò. Egli non si voltò neppure per accogliere l'umiliazione e rendergliene piacere. Proseguì finché si sentì di dover andare. Pensò di dover agire. Voglio partire, pensò. Camminò fino alla stazione, poi si fermò a riflettere, si sedette su di una panchina e in silenzio restò a pensare a quel sogno. I volti che vide in quel luogo gli tornavano in mente minacciosi. Un senso di angoscia era ben presente, ma restò lì, a fissare il vuoto. Qualche minuto passò, c'era un bel pò di gente. Afferrò un libro e lo sfogliò. Una pagina gli sembrò particolarmente interessante. Iniziò a leggere. Poche righe, poi ancora quei ricordi. Avrebbe voluto chiudere tutto e prendere il primo treno, non sapendo cosa fare. Poi continuò a leggere, l'argomento non era così interessante, ma in quel momento, doveva mostrarsi interessato. Alla gente non piaceva vedere quello che Justin effettivamente era. Alzò le gambe, le portò verso di sé sulla panchina e continuò a leggere. Per molto tempo... Forse per ore.
 
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ninhièl
view post Posted on 26/8/2009, 19:33




-Deve essere interessante..ci stai appiccicato esattamente da..un'ora e ventisette minuti.-, disse una ragazza mora osservando attentamente le lancette del suo orologio. Poi un ghigno fece la sua comparse tra quelle labbra, mentre un paio di occhi chiarissimi e inquisitori cercavano di carpire la natura di quel mattoncino che il ragazzo teneva tra le mani. - Cravatta oro e rosso. Sguardo perso in chissà quale mondo fantastico.Camicia infilata al contrario...sei un Grifo in crisi, scommetto!- Quindi avanzò ancora di pochi passi fino a trovarsi faccia a faccia col ragazzo. Aveva i capelli biondissimi. Colore del grano. Gli occhi azzurri come il mare.I capelli della ragazza erano invece del colore dell'ebano e gli occhi di un azzurro chiarissimo. Glaciali. Si mise a fissarlo con aria di sfida..aspettando una risposta da brava serpe attaccabrighe. Dopotutto se c'era una cosa che la divertiva era provocare i Grifi..
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 27/8/2009, 00:44




Justin perplesso leggeva e rileggeva, aveva letto lo stesso periodo più volte, ma non ne aveva appreso nulla. Tirato un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi e aprì la mente all'immaginazione. Fu proprio pochi istanti dopo che fu sorpreso dall'affermazione decisa e dalla voce squillante della studentessa. Alzò lo sguardo, di quelli impietositi, e la squadrò da capo a piedi. Capelli scuri e ordinati, occhi profondi, cravattina sistemata, sebbene fosse verde e argento, gonna calzante a perfezione, calzature ordinate. Dev'essere una delle solite illuse purosangue... pensò, non battè ciglio e ascoltò quello che gli disse. Al sentirla parlare, sembrava avere addirittura una voce seducente, poi continuò e sentì dire il tempo esatto che era trascorso. Non gli sembrò così tanto, insomma, era abituato a riflettere per giornate, nottate, anche insensatamente. La guardò negli occhi, e come per tentazione si sentiva sprofondare nel colore dei suoi occhi. Non posso neppure guardarla a fondo, con quegli occhi... non stimola affatto la mia fiducia. pensò, così si soffermò a guardare il nodo della cravatta, che aveva una forma perfettamente definita, e la faceva scendere dritta, nascondendo tutti i bottoni della camicia, proprio come da streghetta purosangue. Poi ritornò a pensare al tempo che lei gli aveva citato, senza pensarci troppo esclamò: Scusa, ma... come sai che sono qui, insomma... come sai che son qui da quel determinato lasso di tempo? Non vorrai dire che... poi riflettè, e pensò che forse non avrebbe dovuto parlare di scatto, l'espressione del volto della studentessa lo sosteneva nel pensare che l'unica spiegazione plausibile fosse quella che lei lo avesse osservato per tutto il tempo. Avrebbe voluto chiedere dove si nascondeva, o dove fosse stata, ma si trattenne. Torse la bocca, chiuse il libro, abbassò le gambe, assunse una posizione composta, e si spostò, come per farle spazio. Ripose il libro nella borsa, e avrebbe voluto aspettare la sua reazione, ma prima le rispose: Ebbene sì, sono uno studente grifondoro. Emmm... per quanto riguarda la camiciaaa... In quel momento si accorse che era leggermente a disagio, e avrebbe maledetto sua sorella per averlo costretto a scappare di casa senza accorgersi di aver messo male la camicia. Abbassò lo sguardo, chinò la testa, e ancora riapparve il suo sogno, non appena sentì il rumore dei binari.
Dovrei parlarne a qualcuno, pensò... ma questa non è di certo l'occasione, né la persona giusta a cui confidarsi. Strinse un pugno afferrando la borsa, la rabbia era forte, e la presenza di una serpeverde di certo non gli faceva sperare bene. Del resto, se sua sorella non fosse stata serpeverde, tutto sarebbe stato differente.
 
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ninhièl
view post Posted on 27/8/2009, 11:45




- Per quanto riguarda la camicia cosa?? Cos'è..stamattina era la prima volta che ti sei vestito da solo?- La ragazza stavolta non seppe trattenere il ghigno che, nel frattempo, era diventato un sorriso..una risata. Quel ragazzo era davvero un tipo strano. Interessante. E a lei piaceva aizzarlo. Le divertiva l'idea che potesse inventarsi ogni volta una risposta più acida della sua.
Impossibile.
Poi osservò la panca. Il ragazzo le aveva fatto spazio come per invitarla a sedersi. Lei sembrava davvero diffidente, ma poi pensò che sarebbe sembrata davvero maleducata..più di quanto già non lo fosse. Pensò che lo avrebbe quasi spaventato col suo atteggiamento e allora accettò. Gettò la sua borsa lontano e si sedette a gambe incrociate. Guardò improvvisamente in alto. Senza dire nulla. La giornata era splendida e il sole bruciava fortissimo. Indorava la pelle dei passanti. Di quelli che salivano e scendevano dal treno. E picchiava forte sui capelli del ragazzo che sembravano brillare alla luce. I suoi per tutta risposta luccicavano di un nero acceso. Vivace. Quindi posò gli occhi sul ragazzo e lo osservò meglio. Doveva essere davvero tormentato. E la guardava in un modo strano.
Non devo starti molto simpatica, eh..
- C'è un sole bellissimo oggi. E fa caldo. E io sto cercando una motivazione per cui tu stia seduto qui da tutto quel tempo. Deve essere davvero convincente..-
Oh non più della mia che sono rimasta qui a osservarti per più di un'ora... La attraversò questo pensiero e le sfuggì un altro sorriso. Il secondo della giornata. E il tutto nel giro di pochi minuti..Si chiedeva perchè. Non aveva senso! Eppure c'era qualcosa che la aveva spinta a restare nascosta in un angolo e a scrutare quel tipo. Le sembrò all'improvviso di averlo già visto..
Ma dove??
Di scattò si voltò nuovamente e osservò intensamente il ragazzo negli occhi. Sembrava leggergli dentro. Allora con fare curioso gli chiese : -Cosa c'è in quel libro?-
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 27/8/2009, 13:16




Justin si sentiva alquanto imbarazzato, però non volle darlo a vedere, e distratto continuò a pensare. Quando si sentì dire che era la prima volta che si vestiva da solo, lo sguardo gli si fece stufo, come quando si vuol dare una risposta a qualcosa che non ha senso. Avrebbe voluto risponderle, e spiegarle che era successo tutto di fretta perchè una ossessionata rompiscatole e maligna serpeverde come lei, lo aveva fatto vestire di corsa e costretto a scappare di casa, per evitare le sue torture. Non ribattè, per evitare uno stupido battibecco per una camicia messa male, che lo avrebbe reso ridicolo. Poi conoscendo fin troppo bene le serpeverdi, sapeva che non lo avrebbero mai dimenticato, e ne avrebbero fatto una ossessione fino alla sepoltura. Mise il gomito sulla coscia, e la fronte sul palmo, già aveva esagerato, lui già non ne poteva più. Sguardo basso e orecchie aperte, che avrebbero sentito, ma non per questo ascoltato.
Sentì parlare di sole, caldo, ma non riflettè a fondo sull'oggetto delle sue parole spacca-ghiaccio. Pur non volendo, però, badò al sentirsi chiedere spiegazioni riguardo alla sua posizione, ed al prolungarsi del suo atteggiamento.
Oh... bene, ora mi farà una interpellanza degna da ministro, indagherà sui miei pensieri, e se non mi trattengo anche sul mio ricordo. Ma non gliene parlerò.
Ehm, scusa... Stavooo, Beh ecco stavooo sfogliando questo libro, sai com'è, a volte si scoprono cose interessanti sui libri. E poi a me piace leggere.
In effetti è la verità, anche se forse non era proprio il momento in cui lo facevo.
Alzò il ciglio sinistro, e la guardò, sembrava molto sulle sue, ma si stava dimostrando diversa. Aggrottò la fronte, e seguì la sua reazione, poi pensò:
Ma scusa, questa chiede una spiegazione a me, di quel che faccio. Ma cosa può interessargliene? E poi, chi la conosce! Eppure lei deve sapere qualcosa di me, deve avermi visto da qualche parte, deve avermi notato, non lo so, una spiegazione deve pur esserci al suo spionaggio, oltre a quella che magari vuole far parte del ministero.
Pensando, gli venne un sorriso, e ciò lo fece sembrare ancor più fuori di sé, chissà cosa ne pensò la serpeverde.
E poi, aspetta, mi ha osservato per tutto quel tempo, e si è fatta avanti solamente adesso? Perché proprio ora? Perché non ha continuato ad osservarmi, magari avrei fatto qualcosa di strano, e le sarebbe interessato di più. Beh, lei di certo non mi risponderà a tutte queste domande, perché non può, perché non vuole, ma o non mi risponde o mente, accade sempre così.
Pensieri nei pensieri, era davvero astratto il giovane grifondoro. Lei, invece era convinta di saper rispondere e di saper ottenere delle risposte. Da ambiziosa quale doveva essere, per portare i colori di Salazar. Come appunto tentò di fare, chiedendo il contenuto di quel libro. Justin fece una faccia scettica, avrebbe dovuto improvvisare, e questo era il suo forte. Una mano alla nuca, mosse le dita tra i capelli, strizzò l'occhio, come qualcuno che non vuol dare una risposta. Poi però pensò che fosse stato meglio parlarne, avrebbe potuto ottenere informazioni su di lei indirettamente, che magari con una domanda diretta non avrebbe ottenuto. Abbassò lo sguardo ed il braccio, lo infilò nella borsetta e afferrò il libro. Aprì la pagina che stava leggendo in precedenza, presto tutti i ricordi del sogno riaffiorarono, ma del contenuto del brano, nessuna memoria. Fece finta di nulla, andò indietro di una pagina, c'era un testo molto interessante che aveva letto molte volte, per quanto gli piaceva. Ne parlò alla serpeverde:
Beh, allora, stavo leggendo questa pagina. E' interessante, l'ho trovata per caso mentre sistemavo la mia camera, e devo dire che non sapevo nulla di tutto questo. Parlò per qualche minuto di quell'argomento. Era semplice ed efficace, uno dei pochi in quel libro. Poi mentre parlava, quasi aveva dimenticato chi aveva di fronte.
Chissà se le interessa realmente, chissà se le piacciono le creature magiche. Non so molto di lei, ma so che mi trova interessante. Per osservarmi così a lungo, a qualcosa starà mirando. Aspetta un po', ma se non la conosco... cosa si fa con gli sconosciuti? Giusto, ci si presenta, sarebbe la prima cosa. Ma questa volta non è accaduto ancora, e sento che ancora non accadrà. Beh, io non mi presenterò, innanzitutto perchè lei deve già sapere qualcosa di me, e poi... perchè sento di non doverlo ancora fare. Meglio non sapere cosa si ha di fronte, che raggirarlo sistematicamente.

Edited by O°Justin Marck Lovegood°O - 27/8/2009, 14:25
 
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ninhièl
view post Posted on 28/8/2009, 11:09




Il ragazzo, dopo aver fatto una piccola pausa, si decise a risponderle e attaccò a parlare di una strana pagina che aveva letto e di creature magiche..-E' interessante., continuava a ripetere. Lei nel frattempo continuò a frugare tra i ricordi...voleva assolutamente che le ritornasse alla memoria il momento esatto in cui lo aveva visto per la prima volta. E il perchè se ne ricordasse così bene..pur essendo uno sconosciuto. Cercava di sforzarsi ma senza alcun risultato.
Eppure deve esserci una spiegazione. L'ho già visto. Ne sono certa. E' l'unica cosa di lui che mi ricordo perfettamente..Il suo sguardo non mi è nuovo.
Dal canto suo, ora era lui a osservarla con fare inquisitorio. Strizzava gli occhi, cercava di carpire qualche informazione in più. Anzi a dirla tutta, dal momento che la aveva incontrata era stata lei sola a farle domande. Lui rispondeva intimorito. Distaccato. E non aveva idea di chi fosse, a quanto pare. Evidentemente non l'aveva mai vista.
Fu nel momento in cu pensava a tutto questo che la ragazza si ricordò qualcos'altro ancora. La posizione di lui sulla panca. Il suo sguardo assente. Quella mano sotto il mento..SI.
Improvvisamente tutto si fece più chiaro. Cristallino. Ora si ricordava..lui senza dubbio era Justin. Aveva assistito al suo smistamento e la aveva colpita perchè appena seduto sullo sgabello, appena dopo che il Cappello gli si posò sul capo, lui iniziò a sussurrare :-Non Serprverde...ti prego qualsiasi cosa..ma non Serpeverde.-.
Sollevati gli occhi poi, risolto il suo dubbio, si alzò dalla panca e disse:- Sono stata fin troppo qui. Ora è arrivato il momento di tornare al Castello. Ci vediamo in giro....Justin- Sorrise maliziosa. Lei arrivava sempre al suo scopo. E lui ora la stava guardando assolutamente terrorizzato. Lei lentamente si incamminò con aria soddisfatta e il solito ghigno. Prese il suo zaino. Le scivolò un libro di fuori. Era ricoperto di una pelle nera. Tutto faceva pensare ad un diario. Non se ne accorse affatto. Anzi con aria incurante si allontanò, camminando dritto di fronte a lei.
Poi si voltò un momento. Vide i suoi occhi sbarrati che la seguivano con lo sguardo. Infine sparì dalla sua vista.
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 28/8/2009, 14:57




Il giovane pensieroso Grifondoro ancora non aveva capito chi si trovava di fronte, ma incuriosito, le dava a parlare, cercando di ottenere un minimo di informazioni. Risultati? Scarsi, se si possono considerare tali.
Lei, però ad un certo punto si era immobilizzata, e silenziosa ascoltava, o almeno dava a vedere che stesse ascoltando. O magari stava pensando a chissà cosa. Presto, fu chiaro che non stava prestando così tanta attenzione. Una espressione felice, come quella di scoperta, sorse sul viso della ragazza.
Mmm, forse sto sbagliando qualcosa, o magari le ho detto quello che voleva sentirsi dire.
Di colpo, poi, si alzò e lo salutò.
Beh, forse è soddisfatta. Però ciò non implica che io non le abbia trasferito qualche informazione. Chissà perchè, poi, tanta fretta... fino a poco fa sembrava lei quella aperta al dialogo. Strano.
Poi sentì pronunciare il suo nome: Justin, detto con quel tono, non lo aveva mai sentito. Echeggiava nella sua mente, mentre la salutò: Oh, ehm beh... se proprio devi andare! Va bene, va bene... annuì con un sorriso forzato, Allora ci rivedremo, credo. Poi pensò che comunque se lei fosse interessata a qualcosa di importante, si sarebbe fatta avanti ancora, o magari avrebbe solo aspettato che si soffermasse a riflettere, per osservarlo. Si voltò di colpo, il solito ghigno da ragazza intraprendente, si incamminò veloce. Distratta, però, non notò che gli era caduto qualcosa.
Justin appena lo vide, fu colpito. Già mentre stava cadendo, aveva pensato di farlo presente alla serpeverde, poi pensò: Magari c'è qualcosa di interessante, o magari è lei che vuole che arrivi a me. Non parlerò, se non se ne accorge, beh allora lo prenderò. E così fu, lei si allontanò, e il libricino rilegato il pelle nera giaceva ai piedi di Justin. Si piegò di fretta e lo raccolse. Lo mise velocemente nel suo zainetto e lo chiuse. Si guardò attorno, forse non lo avevano visto. In piedi, osservò che nulla di nuovo e curioso sopraggiungesse. Poi passò un treno, il frastuono e la velocità, immersero di nuovo la sua mente nel ricordo, nel suo sogno.
Cavolo, quanto è strano, e non so proprio come affrontarlo. Beh, vediamo un po', dove potrei andare a sfogliare il souvenir della serpeverde? Forse è meglio al chiuso, al sicuro, nella tranquillità. Un gong del big ben annunciò l'arrivo del mezziogiorno, era ora che andasse. Sua sorella ogni giorno a quell'ora andava dalla sua migliore amica, diceva di andare a pranzo, poi a seguire dei corsi. Ben lieto di tutto ciò, Justin pensò di tornarsene a casa, nella sua camera avrebbe potuto riflettere e indagare.
E così fece, afferrò la borsa, la mise a tracollo, e si incamminò. Giunto nelle vicinanze della casa, però, intravide sua sorella. Stava come d'abitudine uscendo di casa. Aspettò che passasse, poi proseguì verso la sua dimora. Entrò, questa volta non appese il suo zainetto dove sempre, ma lo portò con sé in camera. Entrò in camera, chiuse la porta a chiave. Il letto comodo e accogliente lo aspettava, avrebbe voluto tuffarvisi dentro, ma poi ci pensò meglio, e decise di sedersi a tavolino, per indagare su quel libricino. Aprì la borsa, prese il libro e lo poggiò delicatamente sul tavolo. Fece attenzione che non cadessero foglietti e che tutto restasse intatto. Aprì la copertina, una pagina nera, con impresso a chiare lettere argentee il nome del possessore.


This book belongs to:
AILEEN NINHIÈL SINDAR











Ah, però. Deve appartenergli, e deve averne anche molta cura. pensò Justin. Si chiama Aileen, se è suo. Ninhièl, strano come nome... avrà chissà quali origini, però è originale. Sindar, la s sibilante sta bene con la divisa verde/argento. Misterioso, però lei dev'essere purosangue, ed anche benestante, per cui tutto questo sembrerà normale. Vediamo un po' come scrive... il giovane studente si chiedeva ancora informazioni e spiegazioni sulla vita della studentessa, il nome gli era simpatico, per la sua originalità. Poi con l'aspetto che aveva, Aileen, un nome corto e brillante, ci stava bene. Non volle trattenersi a lungo, per cui passò una mano sulla scritta lucente, perfettamente liscio e pulito, non un atomo di polvere.
Bene, vediamo un po', cosa ci sarà mai scritto? curioso, cominciò a sfogliare, le pagine erano sottili e rigide, di colore chiaro, leggermente ingiallito, non perché fossero vecchie, anzi. Sembrava appena inaugurato.

Nome: Aileen Ninhièl
Cognome: Sindar
Età : 16
Sesso: Femminile
Ruolo: studente
Corporatura: esile
Capelli: lunghi neri
Occhi: chiari
Carattere: non molto socievole
Stato Sociale : Ricco
Sangue: Purosangue



Qualche pagina dopo vi erano i suoi dati anagrafici, tutto ordinato e sistemato.

Proprio come sospettavo, Ricca Purosangue. Non per questo deve farle piacere esserlo, ma è nata così. Aspetta un attimo, qua ha scritto: non molto socievole. Oh bene, non si direbbe. Però nel mio caso è un po' diverso, insomma. Lei sa qualcosa di me, ne sono certo. E quassù dev'esserci qualche dannata informazione!
Ancora nessuna informazione importante per Justin, ma sentiva che qualcosa doveva essere scritta tra quelle pagine. Se lei avesse saputo qualcosa di lui, ne avrebbe scritto di certo. Così andò avanti di qualche pagina, tutto ordinato era scritto ciò che aveva fatto in ogni giorno dell'agenda. Le pagine iniziali erano di qualche mese addietro, ma giunto verso la metà, tutto si faceva più interessante.


11.09.09, __________Venerdì
Giornata uggiosa, ma molto divertente. Ho fatto nuove amicizie e già mi sento più a
mio agio qui nel castello. Sono stata smistata tra i serpeverde,
e questo mi rende onore. E' la casata più giusta per me, e poi è la più ambita. Anche se, ancora oggi c'è gente che prega di non andare a finire tra i serpeverde. Un certo Justin, ad esempio, mi ha colpito. Pregava il cappello

parlante di non mandarlo tra di noi. Chissà perchè poi, cosa ci sarà da temere. Siamo un po'... cattivelle, Forse. Ad ogni modo, cercherò di capire perchè temeva così tanto la nostra casata. E' stata una delle più belle giornate qui nel castello, e spero di riuscire a comprare presto una bacchetta, per esercitarmi. Sono strafelice, e spero di non finire in camera con degli odiosi mezzo-
sangue. E' tutto, per oggi...
Justin capì che forse non era una vera minaccia, e che quella ragazzina stava solo cercando di capire perchè la sua casata non era così ben voluta dai maghi Grifondoro. Intanto, però lo aveva seguito, e questo le aveva reso onore, perchè stava cercando di darsi una spiegazione, senza cercare in vano di disprezzare chi la odiava solo per i colori che portava. Però. Chi lo avrebbe mai detto, è serpeverde, e sa agire. Lodevole. Dovrò restituirle il suo diario, però. Magari vorrà scrivere che ha parlato con me, e che ha avuto qualche informazione, chi lo sa. Chiuso di colpo il diario, gli riaffiorarono i ricordi del sogno. Erano passate due ore, sua sorella stava per tornare. Doveva cercare Aileen, e restituirle il diario. Poi pensò: E se invece non glielo consegnassi di persona? Se non dessi a vedere che ho trovato il diario, e che so qualcosa di lei? Se glielo facessi trovare da qualche parte, pensando di averlo perso, non capirà che è stata opera mia. Devo pensarci bene. Mmm... Il giovane Grifondoro ci pensò a lungo, poi sentì le acute voci di sua sorella Elizabeth. Oh, Dio Mio... NO! Già è tornata questa ossessionata serpeverde. Che però non si chiede perchè è così perfida! Beh, cosa faccio ora? Ripose il diario nello zainetto, e velocemente aprì la porta, prima che lei entrasse e si accorgesse che si era chiuso dentro, e che stava indagando. Afferrò lo zainetto, lo indossò, e mentre sua sorella entrava, si incamminò verso l'uscita.

SPOILER (click to view)
Scusate la crudeltà con cui ho cancellato i vostri post, ma erano un po' troppi, e poi già i miei post sono lunghi! -_- Comunque ora può intervenire Elizabeth, ma massimo due post perchè poi deve iniziare la storia.


Edited by RubeusHagrid* - 28/8/2009, 16:32
 
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view post Posted on 28/8/2009, 15:28
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SPOILER (click to view)
Io mi infilo come mio solito! Ma è bellissimo!!! <3 <3 bravissimi!
 
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O°Elizabeth Hayden Lovegood°O
view post Posted on 28/8/2009, 21:12




Elizabeth Aprì La Porta Sbattendola.
Vide Qualche Movimento Strano.
-Hei Sfigato, Dove Sei?-
Disse Cercando Da Per Tutto.
Si Affaccio Fuori Dalla Porta e Lo Vide Verso L'Uscita.
-Dove Vai Moccioso...!-
Disse Fermandolo E Mettendosi Avanti
-E Pericoloso Usciere Da Soli, Specialmente Se Sì è Degli Sfigati come Tè.-
Disse Dandogli Una "Scorzetta" Sulla Fronte.
SPOILER (click to view)
Non Mi Veniva Il Termine Deme Lo Sà Che Significa Ve Lo Spiega Lui ù.ù
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 29/8/2009, 00:04




Justin a fronte bassa la osservò. Chinò la bionda chioma e non volle rispondere. Poi gli sfiorò la testa, non avrebbe dovuto farlo. Alzò lo sguardo, occhi tristi e minacciosi, infilò la mano nello zainetto ed estrasse la bacchetta.
Non si può usare la magia, cacchio. Bhe, è soltanto una minaccia.
Se vuoi la guerra basta parlare chiaro!
Oh, no... mi sono fatto prendere, ecco. Non devo darle tutte le soddisfazioni che vuole. Però aspetta, forse non è un passo del tutto falso.
Lei impugnò la bacchetta che estrasse velocemente da una borsetta chiccosa.
La puntò verso di lui, e stava per pronunciare un incantesimo.
Ferma! Cosa stai combinando, sbadata! Siamo a casa, dimentichi? E così Elizabeth si tappò la bocca, ricordandosi che aveva appena rischiato di essere espulsa dal castello di Hogwarts. Chiuse gli occhi e annuì, come per aver compreso che suo fratello era stato più sveglio di lei, per una volta. Continuando ad offenderlo e a definirlo sfigato, Justin le si avvicinò e le disse: Tu non sai quello che fai. Tu non sei responsabile di quel che dici, e ti compiaccio, perchè è tutta colpa della società in cui ti sei formata. Sei nata acida di natura, da una madre serpeverde. Non hai mai avuto notizie certe della esistenza di tuo padre. Il tuo stesso nome è acido, per questo ti chiamo Lizard. Lizard, come la lucertola, perchè sei una convinta serpeverde. Io non agirei così, anzi non agisco così, perchè come ben sai la nostra posizione non è così differente. Detto questo, lui strinse le labbra, chiuse gli occhi e fece un cenno come per stimolarla a riflettere, e a non giudicare quello che vedeva: Frutto della immaginazione altrui.
E' inutile, per quante devo averglielo detto, avrebbe dovuto già capire. Ma niente da fare. Ebbeh, purtroppo come si dice, se si nasce tondi, non si muore quadri.
Justin riflessivo come era, pensò che non avrebbe dovuto ostinarsi, tanto non ne avrebbe ottenuto nulla. Poi pensando che era sua sorella maggiore, e che magari sua madre fosse tornata a casa, le disse: Ascolta, io sono con amici, stiamo un po' al parco, poi ci facciamo un giretto per Piccadilly Circus, torno in serata, prima del gong delle 8 pm.
Forse è un po' presto, però dai... può andar bene, vedrò di farcela.
Detto questo, aspettò che Elizabeth gli rispondesse.
 
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O°Elizabeth Hayden Lovegood°O
view post Posted on 29/8/2009, 10:19




Elizabeth Abbassò Subito La Bacchetta.
Ascoltò Tutto Il Discorso Che Justin Gli Proferì, Al Ch'è Gli Diede Uno Schiaffo.
-Sono Grata,Per Quello Che Sono,E Come Sono.!-
Disse Con Occhi Di Fuoco
-Da Madre Serpeverde? Ti Ricordo Che è Anche Tua Madre,Oppure Sei Nato Dalla Cicogna come Tutti Gli Sfigati Pensano.!-
Elizabeth Sapeva Molte Cose Sulla Famiglia Lovegood,Ma La Mamma Le Aveva Pregata Di Mantenere Il Segreto.
Ma In Quel Momento Gli Stava Per Sfuggire Qualcosa.
-è Poi Tu Dovresti Essere Un Serpeverde Perché Tuo Padre...-
Si Rese Conto Di Quel Che Stava Dicendo e Si Fermò Subito.
-Comunque Fai Come Vuoi,Ma non Rinnegare Mai Le Tue Origine Poiché e Come Se Rinnegheresti Te Stesso!-
Disse Liz Arrabbiata
-Se La Mamma Torna E Non Ti Trova Io Non Ti Copro Stanne Certo.-
Disse Togliendosi Dal Corridoio Per Far Passare Justin.
 
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ninhièl
view post Posted on 29/8/2009, 11:54




Era buio ormai. La ragazza era riuscita a rientrare al castello appena in tempo per il coprifuoco. Dopo quello strano incontro aveva deciso di farsi un giro per Diagon Alley, cercava qualcosa per la scuole. Superato l'ingresso principale si diresse verso i sotterranei e da lì imboccò il corridoio per il dormitorio femminile. A passo sveltò superava le altre stanze. Aveva fretta di scrivere. Le porte scorrevano rapide. Due...tre..cinque...sei..
Svoltò l'angolo. Sette. Era arrivata. Entrò nelle stanza e, rapida, chiuse la porta. Era sola. Nessuna compagna di letto la avrebbe potuta disturbare. Gettò lo zaino sul letto. Si tolse la toga scura e la appoggiò sulla pesante testata di legno lavorato. Afferrò lo zaino. Lo aprì. Cercava qualcosa. Qualcosa che non riusciva a trovare. All'improvviso i suoi tratti, così morbidi e delicati, divennero spigolosi. Il volto assunse un'espressione cattiva. A dir poco schifata. -Quello schifoso di un Grifondoro..Quel lurido signor So-tutto-io..!.- La prima parte della frase la sussurrò quasi, come se si vergognasse. La seconda la gridò e come una furia si avventò sullo zaino. Riprese a cercare più forte. Con foga. Voleva trovare quel diario. Doveva farlo. Per lei non era solo una raccolta di fogli dove scrivere fesserie da ragazzina.
Era molto di più. Era l'ultimo regalo di sua madre. Era il modo attraverso il quale si sfogava. Il modo in cui parlava con lei. Quel diario raccontava tutta la sua vita. Tutta la sua storia e i momenti bui. Le confessioni. I pensieri più intimi. La paura di non farcela e il suo bisogno di essere amata. Ma in quel momento c'era qualcuno là fuori che rischiava parecchio. Oh sicuro..Giuro che lo ammazzo!! Ma come ha osato..
Tutta d'un pezzo tirò fuori la sua aggressività. Il viso duro nascondeva le lacrime che cercava di ricacciare dentro. ORA doveva riprendersi quel diario. Sissignore. Nessun santo per quel verme. La avrebbe affrontata.
Indossò la toga, osservò lo stemma della Casa cucito alla perfezione e poi aprì la porta. Correndo si dirigeva verso la Sala Grande.
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 29/8/2009, 13:33




La sorella era, come sempre, stata brusca e sgarbata. Gli diede un altro schiaffo, lui restò immobile, e la guardò impietosito.
-Capisco, è agitata per come è, d'altronde c'è da chiedersi per lo meno spiegazioni. Ma lei non cambierà mai, è la solita impulsiva, elettrica e determinata. Non è così positivo, ma spero che magari migliori, vedo che già sta soffrendo, per quel che ha capito.
Mio Padre? E tu come... aah Justin avrebbe voluto chiederle come sapesse di suo padre, e cosa ne sapesse, ma l'espressione di Liz era pronta ad informarlo che non ne avrebbe parlato per alcun motivo. Come al solito, lei si teneva per sé le sue cose, e lui le diceva ogni cosa.
-Dovrò capire, io voglio almeno sapere di chi si sta parlando. E poi chi lo sa, magari può darmi qualcosa che mia madre non mi ha mai dato: Affetto. Per lei sono il brutto anatroccolo, la macchia nera nella sua famiglia. Eppure io sono così buono e dolce, loro non lo capiscono.
Abbassato lo sguardo, aveva riflettuto, poi si sentì dire che come al solito lei non lo avrebbe giustificato con sua madre, ma pensò che se non avesse superato l'ora del gong, sua madre non si sarebbe arrabbiata poi così tanto. In città, da quell'ora c'era il coprifuoco per i minorenni, non era così sicuro tenerli fuori casa così a lungo.
-Ma io voglio godermi gli ultimi giorni di vacanza. pensò Justin.
Liz gli aveva fatto spazio, e senza pensarci su due volte, uscì di casa. Si incamminò senza pensar troppo alla meta, a testa bassa, gli piaceva osservare quanto la sua andatura fosse coordinata. Il laccio della scarpa destra penzolava, ma per un po' continuò ad osservarlo, era intrigante. Alzò lo sguardo, si ritrovò di fronte ad un palazzo immenso. La strada era super affollata, e si sentiva solo e disorientato. Senza timore, però, poggiò il piede su di un muretto, e si allacciò la scarpa. Rialzato lo sguardo pensò:
-Almeno fino ad ora, sapevo quel che dovevo fare. E ora?
Il palazzo immenso era proprio sopra di lui, di conseguenza lo aveva perso di vista. Si soffermò ad osservare la gente, sembravano tutti indaffarati, e di colpo gli sembrò che tutti scappassero, come quando si manda avanti il nastro velocemente. Un punto restava immobile, nessuno lo percorreva, o forse non si faceva vedere nel venirne fuori. Era la fessura tra due strutture, formava un'ombra particolarmente oscura. Nessuno vi si addentrava, o ne veniva fuori.
-Interessante. Nessuno ha il coraggio di entrarvi, o è un vico cieco? Nessuno ne viene fuori, sarà addirittura letale.
Il timore si fece sentire un po' in più, in questa ultima parte del pensiero. Però la curiosità era sempre più forte. Vi si avvicinò, nessuno lo seguì.
-Non devo essere considerato come un ragazzo saggio in questo momento.
Poi da uno spacco in una tubatura fuoriuscì del fumo. Aveva un colore particolarmente bianco, quasi luminoso.
-Are you brave enough to face the challenge?
Il fumo si dispose formando questo messaggio. Justin, un po' intimorito, annuì, il fumo si raggomitolò, e presto un nuovo messaggio ne venne fuori:
-Be careful, this is not a game. What you see in here is not real.
Wow! Esclamò Justin.
-You're not the first one trying to face this challenge, but only ONE was able to come out safe from here.
Il giovane grifondoro, in quel momento si pentì di essere così curioso, però il suo spirito coraggioso scavalcava la sua razionalità, e così, il fumo si riavvolse, e dopo avergli dato il Ready, GO! lo studente tentennò, ma si addentrò tra lo spazio oscuro. Altro fumo, ancor più luminoso, per le condizioni di luce in cui si trovava.
-You can use your magic power, but be careful, mercyless is not allowed.
Presto Justin afferrò la bacchetta e pronunciò: Lumos! Si ritrovò, come per incantesimo in un posto sconosciuto, particolarmente buio. Presto un altra luce venne fuori, sembrava quella di una bacchetta sotto l'incanto di lumos, ma la luce era così lontana, e assunse forma inequivocabile: era la Luna.
-Aspetta un po', ma non doveva essere una sfida? Quel che vedi qui non è reale... Oh beh, vediamo un po'.
Justin si incamminò. Presto la luce della luna fu forte abbastanza da illuminare l'area che stava perlustrando. Sagome insolite, dovevano essere alberi. Era giunto senza accorgersene in un luogo fantastico. Presto venne fuori dell'altro fumo.
-Tell us when you're ready, the challenge is going to get started.
Lo studente poggiò il suo zaino ai piedi di un cipresso, aprì il libro che portava con sé, e lesse due tre incantesimi di difesa, dei più importanti. La radura era ampia, ma si incamminò verso il centro. Impugnò la bacchetta e agitandola pronunciò:
Ready! Luce rossa ne venne fuori, il fumo svanì, sembrava non accadere nulla. Poco dopo, una strana creatura si fece avanti. Aveva ali di pipistrello, testa da dissennatore, braccia terrificanti, occhi rossi e vivi, corpo fluttuante in aria.
Ancora del fumo:
-This is your challenge, you can use everything you know, but be careful.
Il fumo svanì, e presto la creatura si avvicinò ad egli con aria incombente. Justin pensò che forse sarebbe stato meglio iniziare con qualcosa di leggero.
Expelliarmus! pronunciò, e la creatura si fece indietro di qualche passo. Stupeficium! pronunciò poi, e presto la creatura fu scaraventata a qualche metro di distanza. Altrettanto presto, però, questa si rialzò, e con molti sforzi lo studente gli tenne testa per una decina di minuti. Poi la scaraventò di nuovo. Ancora del fumo:
-You were really good, but what you did, it wasn't enough. You should use something stronger.
Benissimo. Sono spacciato. Disse lo studente. Si allontanò, corse presso il libro. Avendo abbassato la bacchetta, la creatura lo rincorse fino al cipresso. Justin si nascose dietro la pianta, e con timore puntò di nuovo la bacchetta.
La creatura si guardò attorno, intravide Justin, e la sua bacchetta. Le piante disposte a cerchio attorno alla radura, si mossero. Vento forte, la creatura era infuriata più che mai. Gli occhi si ingrandirono, e come fiammelle ardenti minacciavano il povero grifondoro. Alzato il braccio destro, indicò una pianta, che presto divampò, senza pietà.
-Mio Dio, ora come faccio. pensò Justin. Sfogliava e risfogliava il libro, la creatura aveva alzato anche il braccio sinistro, la pianta che si trovava in quella direzione a sua volta divampò. Justin era terrorizzato, non sapeva più cosa fare. Indietreggiò, lesse sul libro un incantesimo: Aqua Eructo. Non aveva mai provato a farlo. La creatura congiunse le braccia, e l'albero dove era nascosto Justin divampò. Presto divamparono anche tutti gli altri alberi disposti nel semicerchio d'azione, indicate dalle braccia congiungenti della creatura.
Justin pronunciò: Aqua Eructo!, le prime volte non funzionò. Poi venne fuori uno schizzo d'acqua. Un lieve getto d'acua, come una fontanella, poi Aqua Eructo Maxima! fece venir fuori un getto d'acua che fosse per lo meno protettivo. Pronunciando quell'incantesimo corse verso l'estremità opposta della radura. Dove gli alberi erano ancora vegeti. Lanciò un sasso nel campo, cercando di disrarre la creatura, ormai disorientata. Essa, però seppe agire, la pietra non dava sospetto della posizione esatta dello studente, però la creatura era potente. Sollevò in aria tutti i sassi che erano al suolo, e le scaraventò verso l'estremità della radura. Disposti a raggio, Justin non aveva scampo. Pochi secondi prima di essere colpito, pronunciò: Protego! Il sasso che avrebbe dovuto colpirlo si frammentò al contatto con la barriera magica. L'incantesimo, però, fece luce, e la creatura potè focalizzare la posizione dell'avversario. Il sasso che era stato lanciato da Justin, di colore rossiccio, era ancora in campo. La creatura lo sollevò in aria, Justin appena riuscì a capire cosa stava succedendo. Il sasso fu scaraventato sullo studente, il quale lo vide giungere sempre più vicino, tentò il protego, ma non fu efficace. A mala pena ricordava sua sorella usare gli incantesimi, ma non poteva dimenticare quando usava il reducto per rimpicciolire gli oggetti ed infilzarli nella borsetta. Così mentre il sasso arrivava, pronunciò: Reducto!, sebbene avesse agito d'istinto, l'incantesimo fu efficace. Il sasso si rimpicciolì di molto, ma colpì comunque il giovane studente alla fronte. Justin cadde al suolo, verso dietro. Spalle a terra, bacchetta stretta tra le dita, denti stretti, capelli sconvolti, occhi chiusi, ma non aveva la forza di agire, sebbene ne avesse il cuore ed il fegato pieno di voglia. La creatura si avvicinò, sempre più si sentiva la potenza incombere sulla vita in pericolo di Justin. La creatura era abbastanza vicina, aveva entrambe le braccia puntate sulla vittima, gli occhi roventi, ed era pronta a finire lo scontro. Justin, in quel momento stava ancora raccogliendo le forze. Un rovente divampo si sentì, Justin era al suolo, aprì gli occhi e vide la luce avvicinarsi, la bacchetta era in pugno, la alzò e pronunciò: AQUA ERUCTO MAXIMA! Le fiamme incontrarono l'acqua. L'incantesimo era riuscito al momento giusto. Potenti, le due forze si contrastarono, Justin si alzò piano, e alzò la mira. Dopo un lungo scontro, l'acqua ebbe la meglio sul fuoco, ed al solo contatto con la creatura, creò profonde spaccature sul suo corpo. Come pietrificata, la creatura restò immobile, fluttuava ancora, ma profonde erano le spaccature sul corpo, e dal suo rovente corpo veniva fuori fumo ed uno strascicare, come quando si immerge un ferro rovente in acqua. La creatura cadde al suolo, le spaccature erano sempre più profonde, il corpo si decomponeva, lo studente però puntava ancora la sua bacchetta, in caso ce ne fosse bisogno. Dal corpo della creatura venne fuori una grossa luce rossa. Brillante si innalzò, più forte della luce lunare, illuminò l'area. Justin a quel punto alzò la bacchetta, puntandola verso la luce. La luce si avvicinava, sembrava voler colpire lo studente.
-Mio Dio, è Imbattibile, è inutile non ce la farò mai. E ora contro questa luce cosa dovrei fare?
Protego! Neanche questa volta sembrò efficace. La bacchetta era in alto, La luce si avvicinava. Al contatto con la bacchetta si rimpicciolì, incantevole. La luce penetrò la bacchetta, e illuminò tutto il corpo dello studente. Alzata la bacchetta, poi, ancora del fumo.
-Congratulations! You were really good. Be proud, you were very fearless brave.
Il fumo si riavvolse, poi:
-The light you saw is power, since you won the challenge, you've become stronger
Justin esultò, aveva vinto la sua gara. Tutto merito del suo coraggio. E la luce che aveva assobito lo aveva reso più forte. Corse a prendere la sua borsetta, trascurando il messaggio di fumo che era apparso:
-You will be back to London, out of here you'll find the only one who was able to come out safe.
Si voltò, poi, e lesse:
-The way out of here lies right to your back.
Una luce bianca tra gli alberi che si stavano rigenerando, apparve. Justin senza esitare, con lo zainetto sulle spalle si addentrò tra la luce, e pochi istanti dopo si materializzò a Londra, esattamente dove era prima, solo tre ore dopo.
Ad aspettarlo, però, c'era qualcuno che non si aspettava. Il solo che, prima d'egli era riuscito a venir fuori da quella sfida.
 
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RubeusHagrid*
view post Posted on 30/8/2009, 15:20




Il custode era nella sua umile dimora. Il calice che teneva sul camino si era illuminato. Si avvicinò, diede uno sguardo, lesse: Sfide per dilettanti Auror. Teneva quel calice come trofeo, esposto. Aveva creato egli stesso il gioco illusorio, da tenersi a Londra, nel luogo in cui chi ne ha bisogno, trova.
-Strano, chi sarà? pensò Hagrid.
Da ben sette anni, nessuno se non egli stesso era riuscito a superare la gara. In base all'età ed alle conoscenze dei concorrenti, si teneva la sfida, questo è ovvio. Ma il luogo non era ben definito, e chi lo cercasse, doveva guardarsi dentro, e voler fortemente uscire dal buoi in cui si trovava. Questo accadde al giovane che aveva appena superato la gara. Hagrid era molto stupito, era una notizia davvero allettante. Ricordandosi che aveva promesso di far visita e presentarsi a chi avesse vinto la gara, guardò nel calice, la fiamma era viva. Fumo bianco fuoriuscì.
-A young wizard has just won your challenge. Grip the cup to reach him.
Hagrid ci pensò un po', poi afferrò la manica del calice. Era una vera e propria passaporta. Lo portò a Londra, esattamente di Fronte al palazzo immenso dell'ordine della fenice. Con il calice in mano, Hagrid si materializzò, si voltò, e vide il giovane.
Un sorriso enorme venne fuori dalle labbra del custode. Aveva appena visto un Grifondoro. Quello che sperava con tutto il cuore.
Hoho, ma beene. Guarda un po', il campione è lui! Esclamò, senza pensarci troppo. Gli strinse la mano, poi aggiunse: Congratulazioni! Hai appena vinto la gara di coraggio per i dilettanti Auror. Al sentir di quei paroloni, lo studente restò scettico. Sembrava non afferrare al volo quello di cui si parlava. Hagrid, dunque volle parlargliene meglio.
Innanzitutto io sono Hagrid, il custode. Penso abbia sentito parlare di me. Mi occupo del castello, ma oggi ti interesserà quanto mi compete in carica di Capo Auror. Molto interessato, lo studente sembrò provar piacere nel sentire le parole del custode.
Quella che hai appena sostenuto, è una sfida che spesso gli studenti dal terzo anno in su, tentano di superare. Nessuno, tranne uno, vi è mai riuscito. Questa gara permette a chi la sostiene, di mettere alla prova il suo istinto di sopravvivenza, ed il coraggio. Nonché la destrezza, l'intelligenza, la prontezza nel duello.
Annuendo, lo studente ascoltò, Hagrid si fermò a pensare su come avrebbe potuto spiegarsi.
 
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O°Justin Marck Lovegood°O
view post Posted on 31/8/2009, 13:02




Justin si girava attorno.
-Ma qui non c'è nessuno. pensò.
Poi vide una luce rossa, qualcuno si era appena materializzato. Di spalle, un uomo alto e robusto. Si voltò anch'egli, ed i due sorpresi si guardarono per la prima volta. Si era appena materializzato un uomo dai capelli rossicci, occhi verde scuro, toga scura, stivali. Quel che gli colpì l'attenzione dello studente, però, fu il calice che teneva in mano.
Forma comune, materiali pregiati.
-Dev'essere prezioso, guarda come lo stringe... pensò Justin.
La stretta era forte, ma non perchè ci tenesse poi così tanto, lo aveva solo utilizzato per materializzarsi. Justin lo guardò intimorito. Abbassò lo sguardo ed il braccio destro. Ora al custode era possibile ammirare lo stemma della casata di Godric.
Il sorriso di Hagrid colpì lo studente, il quale alzò la testa, e lo guardò scettico.
Il custode si complimentò con lui per aver vinto la gara. Ma Justin, sebbene non sapesse di cosa effettivamente si trattava, accettò i complimenti ed annuì, come per ringraziare.
Oh, grazie. Aspetta, tu sei... lo studente non voleva dare a vedere che non sapeva chi fosse la persona con cui stava parlando. Però Hagrid capì, e si presentò.
Bene, aspetta un attimo, io ho... vinto... la sfida. Ok, ma non ho capito lo scopo di questa sfida. E poi, mi è sembrato tanto strano il modo per sostenerla. Insomma... strano.
Hagrid gli spiegò poi tutto, e lo studente annuì. Poi gli chiese: Si, grazie. Però ancora non capisco, a cosa servirà mai sostenere una sfida così? E poi, insomma è piuttosto insolito come modo di proporre una sfida. Aggrottò la fronte e poi aggiunse: Però è stato divertente, nonché istruttivo. Geniale, chissà chi la avrà ideata.
Guardando negli occhi il custode, poi, aspettò che gli rispondesse, ma questi sembrava poco pronto nelle risposte, voleva spiegarsi al meglio.
 
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30 replies since 26/8/2009, 15:07   483 views
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