Chanel salì stancamente le scale di pietra che conducevano alla torre, lo sguardo fisso a terra.
Era distrutta.
Aveva appena accompagnato in camera la sua migliore amica, che si era addormentata piangente dopo una discussione poco civile e proficua con Andrew.
Sospirò estraendo il pacchetto nero delle sigaretta, con un gesto fluido lo aprì e ne estrasse una, portandosela alle labbra ed accendendola.
Si poggiò con i gomiti al muretto che le arrivava poco sopra la vita e si mise a scrutare il panorama tranquillamente, facendo di tanto in tanto un tiro alla sigaretta.
Aveva assistito impassibile alla lite tra i due, senza provare nulla, impassibile e vuota dentro. Ecco come si sentiva. Vuota.
E la parte divertente era stata lei a convincere Faith a chiarire con Andrew, lei a spingerla nella tana del lupo, comportandosi come mai pensava avrebbe fatto.
Perchè Chanel non lo voleva ammettere, ma in cuor suo sperava che Andrew non perdonasse Faith.
Si sentiva un egoista, una stronza.
Eppure era solo innamorata, non avrebbe dovuto sentirsi così, no?
In amore e in guerra tutto è lecito.
Stronzate.
Il problema era che, per quanto And avesse accennato a farle capire il contrario (quando ancora le parlava, ovvio), la bionda sapeva benissimo che lui non la amava.
O non come Faith, per lo meno.
Lei, bellissima e fragile. Dolce e insicura.
Andrew la amava, aveva sofferto e soffriva tutt' ora per lei, e per quanto potesse negarlo a sè stessa, Chanel Nicole Montague lo sapeva bene.
Così si era ritrovata in cima alla torre dell' orologio un caldo tramonto di inizio settembre, piangendo e fumando le sue sigarette.
non so come mi è venuto, ma avevo voglia di scrivere. bah.
