Incontri Inaspettati., Justin ♥ Alice

La biblioteca era sempre stato un luogo che aveva affascinato Alice Malfoy.
I raggi, caldi, del sole entravano dai vetri delle finestre decorati finemente.
Illuminavano tutta la biblioteca, dandole un'aria di mistero e fascino.
Piena di enormi libri, polverosi, così pieni di informazioni importantissime.
La piccola Malfoy era sempre stata, come le sue sorelle, una bambina curiosa e così ogni volta che poteva scappava dalle grinfie della madre, Faith, e se ne andava in giro per la scuola.
Osservava, studiava, ammirava...una curiosità assolutamente morbosa.
Questa volta la sua tappa fu la biblioteca.
Ci aveva messo mesi a trovare la strada, e ora finalmente c'era riuscita.
Entrò di soppiatto, senza farsi notare dalla bibliotecaria, e si diresse subito verso i libri sulle creature magiche.
I suoi genitori non le avevamo mai detto molto sui vampiri, in quanto troppo piccola per sapere.
Alice, ovviamente, non era assolutamente d'accordo.
Amava disobbidire ai suoi genitori. Lo trovava divertente e pericoloso.
Trovò subito uno scaffale pieno di libri sui vampiri, e con gli occhi illuminati, con la magia riusci a prenderne uno.
Lo sfogliò avida di informazioni.

Justin, studioso e intraprendente Grifondoro, amava trascorre ore in biblioteca.
A casa aveva molti libri, molti dei quali però appartenevano a sua sorella, e non gli permetteva di tenerli così a lungo.
In biblioteca, però, era libero di leggere, studiare, prendere appunti, capire.
Gli piaceva recarsi in quel luogo, era così accogliente, e di certo, se non in un libro in un altro,
Avrebbe trovato tutte le informazioni che gli servivano, forse anche di più.
Si era seduto ad un tavolino di quelli sottostanti gli scaffali, aveva un libro abbastanza consistente davanti,
di colore rossiccio, con le pagine ingiallite dal tempo, e dal sapere che trasmettevano.
In una pagina trovò, ritagliata, la sagoma di un leone, con una cornice rosso-oro, lo stemma di Godric insomma.
-Interessante...- pensò. Così senza pensarci su due volte, lo infilò nella borsetta.
Alzò la testa per vedere se qualcuno lo osservava, e gli sembrò di vedere qualcuno di conosciuto.
Ebbene sì, era proprio lei, Alice... Stava studiando, ma a lui piaceva osservarla, mentre era concentrata a studiare.
E così senza farsi notare, dolcemente pose il mento sul palmo, il gomito sul banco, e si fermò a guradarla.
Era molto ordinata, scandiva bene ogni parola che leggeva, ed aveva due occhi scuri, teneri.
Non parlò, aspettò che lei lo notasse, per rivolgerle la parola.

Alice aveva incominciato a leggere le origini dei vampiri, quando il suo fiuto, le fece capire che non era da sola.
Chiuse il libro con un tonfo sordo.
Si guardò intorno a lei, cercando di capire chi ci fosse, che la osservava.
-Chi c'è?- disse con voce innaturalmente fredda e bassa.
I sensi già all'erta.

Justin si spostò leggermente, si mise dietro lo scaffale di libri, in modo che per vederlo avrebbe fatto un po' di difficoltà.
Senza muovere un muscolo, poi, si guardava attorno orbitando le pupille, senza muovere la testa.
Al sentir chiedere chi ci fosse, si agghiacciò per qualche istante, poi però pensò:
-Tanto non si aspetta che sia io, quando mi vede e mi riconosce, cambierà tono... Ne sono certo.-
Con aria insospettita, poi, guardò verso la sua destra, sentiva dei passi, doveva essere lei.
-Io non mi muovo, faccio finta di studiare, per conto mio .
E così fu, lei era vicina, ma lui ancora non si muoveva, faceva finta di nulla.

Alice si mosse, visto che la persona che la osservava non aveva intenzione di uscire allo scoperto.
Si mise a gironzolare per gli scaffali.
I sensi, sentirono una presenza e l'odore di sangue.
Divino.
Girò, l'angolo e lì trovò...chi non avrebbe voluto trovare in quel momento.
Alice si paralizzò all'istante.
Justin Mark Lovegood, stava studiando, indifferente della presenza di Alice.
Era bello, anche quando studiava, notò Alice.
Lo osservava incantata.
I capelli ribelli e biondicci, erano illuminati dal sole. Erano terribilmente perfetti.
-Justin...-si lasciò sfuggire prima che potesse mordersi la sua maledetta linguaccia.

Justin si entì chiamare, di colpò si voltò.
Immobile si fermò ad osservarla, era bellissima, anche con quell'aria da nervosetta.
Visto l'imbarazzo, poi lasciò stare il libro, e si spostò, le fece spazio e le disse:
Wow, tu sei qui! E dì un po', cosa ci fai qui?
Pensando che magari qualcuna l'aveva mandata, in ricerca di qualcosa,
Aspettò che rispondesse, intanto gli aveva fatto spazio accanto a lui, e timidamente
sperava che si fosse seduta... Era favoloso stare insieme a lei...

Alice, cercò di calmarsi.
Sta calma, Alice. Sta calma. Non ti agitare...
La piccola Malfoy mosse dei piccoli passetti, fecendo svolazzare il vestitino rosso che le risaltava gli occhi d'oro.
Si sedette vicino a Justin quasi terrorizzata.
-Sono qui per curiosità. Mamma mi ha sempre parlato divinamente della biblioteca e quindi ero curiosa di vederla.-
Sorrise.
Avvicinò il viso a Justin, innocentemente.
-E tu, Just? Cosa ci fai qui?-

Justin non sapeva cosa rispondere, l'aveva colpito un po' di soppianto.
Direi che tua madre ha proprio ragione... Insomma qui è fantastico, trovi di tutto,
insomma c'è roba che neppure immagini possa esistere. E'... favoloso.
Gli sorrise ancora, la guardò negli occhi d'oro che aveva... fantastici.
La guardò senza parlare, poi lei sembrava insospettita, dunque scosse la testa e si riconcentrò.
Io? Emm.. guarda io... io vengo spesso qui. La trovo fantastica, stimola... la fantasia
e l'ìingegno... insomma leggere ti aiuta ad immaginare cose che gli altri hanno immaginato prima di te.
Lei lo guardò stupita, poi annuì, lui allegro e timidoso sorrideva... era... felice.

Alice ritornò al suo posto.
Si mise a fissare l'enorme scaffale davanti a loro.
-Pensavo che non ti avrei più rivisto.-sussurrò abbassando gli occhi verso il pavimento e mordendosi il labbro quando era nervosa.
-Sai...non mi hai notata più di tanto. Pensavo che la sera della festa fosse stata solo una serata.- disse Alice con gli occhi d'oro, ora angosciati.
Zitta! Non dire più niente. Non sai cosa pensa lui di te. Zitta, zitta!
Alice Haley Malfoy quando imparerai a tacere??

Justin si dispiacque per la scelta di Alice di allontanarsi... e tornare al proprio posto.
Lo studente Grifondoro presto si alzò, e con i palmi sul banco di Alice, braccia tese, poggiato sul tavolo,
guardava Alice con occhi lucidi, era dispiaciuto, lei sembrava fingere di nulla.
Poi parlò, ed i suoi sospetti si dissolsero, anche se non gli piacque come si pose nei suoi confronti.
Cosa ti ha fatto pensare che non mi avresti più rivisto?
Poi abbassò lo sguardo, pensò che non avrebbe dovuto, poi istintivamente proseguì...
Mi dispiace se... non, insomma non ci siamo visti, però... bhe non lo so,
è stato tutto casuale, non che io non lo volessi, sia ben chiaro.
Io quando credo in una cosa, non penso che sia solo momentanea, quando sono felice,
e so di poter prolungare quella felicità, beh allora io ci provo, sarei disposto a fare di tutto...
Alice alzò il sopracciglio da Malfoy, e scettica, dubitò di quest'ultima affermazione.
Tu non mi conosci abbastanza, ma se sapessi che tu lo vuoi, sarei disposto a fare
di tutto, per averti, per avere te, e per rendere me quel che sono quando sono insieme a te.
Sorridendo, sorpreso per le parole che aveva tirato fuori, Justin restò fermo con i palmi sul tavolo.
-Avvicinati, ti voglio, avvicinati, ti prego... Dio Mio ma è... davvero così bella e dolce?-

Alice ascoltava tutto con un misto di onore e di paura al tempo stesso.
Glielo devo dire. Si, devo dirglielo...sennò non riuscirò più a guardarlo in faccia. Devo dirglielo assolutamente.
Alice prese un respiro profondo.
Si avvicinò, anzi si appoggiò praticamente a Justin, poi lo guardò con i suoi occhioni d'oro, pieni di...paura?
Lo abbracciò stringendosi a lui, assaporando il suo profumo. Lui non sapeva che lei, era sgattaiolata nella sua camera fregandogli un maglione, e che appena poteva indossava, solamente per sentire qualcosa, qualsiasi cosa, che le ricordasse lui.
Alice chiuse un'attimo gli occhi, stringendolo ancora più forte.
Prese un profondo respiro e anche molto coraggio, e si staccò.
Li riaprì.
-Justin...io... io sono...-Alice sospirò incapace di trovare le parole.
-Justin io sono una vampira.-disse tutto d'un fiato.
Dopo aver detto si allontanò dal calore del suo corpo, in modo che se il ragazzo avesse voluto darsela a gambe, lei lo avrebbe lasciato andare.
Alice alzò lo sguardo su Justin, tristemente, pronta a vederlo andare via.
Proprio come era successo nel futuro.

Justin alzò lo sguardo, spaventato notò che lei si sentiva in imbarazzo.
Scuotè la testa, la guardò pensando che forse non era proprio così.
Poi di colpo gli diede quella informazione, del tutto inaspettata, e lui rimase rigido,
agghiacciato, con una coltellata, non sarebbe uscito sangue, era attonito.
Cioè... tu... vorresti dire che... io, cioè io... potrei essere... il tuo... p-p-pasto?
Intimorito e shockato cercò di contenersi, ma la sua voce faceva trasparire una fobia immensa.
-Incredibile, rischio di nuovo la vita, come se non mi capitasse già abbastanza spesso.
Indietreggiò, la guardò intimorito, poi pensò che forse avrebbe saputo tenerla a bada,
almeno per l'istante, mantenne viva la discussione, forse per lei non era un vanto essere così.
Bhe, io non ne so molto, ma per quanto ne so, so che sono creature immortali...
quindi... non so, è un dono importante, ma richiede un compenso forte, la dannazione.
Guardandola negli occhi, annuendo, le parlò, pensò che malgrado la fobia, doveva trattenersi.

Alice osservò intimorita il suo comportamento.
Ne rimase terribilmente impaurita.
La piccolina riusci a malapena a parlare, mentre si allontanava sempre più da lui.
Come se fosse lui,il vampiro.
-Come...come puoi pensare, che tu...che tu possa...essere il mio pasto?-
Gli occhi d'oro erano feriti e lucidi.
-Tu hai paura di me.- realizzò dopo un po' Alice.
Sgranò gli occhi e si porto la manica della felpa di Justin, ovviamente fregata, e si strofino la manica sugli occhi.
Le lacrime scesero senza che lei potesse fare qualcosa.
-Aveva ragione il mio papà.- disse Alice.
Da lì scappò via.
Si andò a nascondere in mezzo agli scaffali sperando che lui non la trovasse a piangere.
Delusa e triste.

Justin la guardò triste ed esasperato, davvero non sapeva come comportarsi.
Poi la sentì dispiaciuta, affermare che mai lo avrebbe toccato... Incuriosito pensò
-Come sospettavo, lei non è fiera di quel che è... Bisognerà spiegare...
Ascolta, bhe ecco... io... io... sono, normale, per noi accettare è la prima cosa difficile.
Lei pensò che il piccolo grifondoro avesse paura di lei. Lui però, la guardò negli occhi e le disse:
Guarda un po' questo...
Indicando con l'indice sinistro lo stemma con il leone dorato che portava al petto.
Ti sembra l'espressione di uno che ha paura?
Justin però pensò giustamente di non averla convinta così facilmente, e in effetti... lei si era allonanata.
-Andiamo dalla padella alla brace... non avrò la carica positiva per i problemi, spero!
Poi, dopo essersi fermato un po' a riflettere guardando a terra, mosse un passo,
non si sentiva alcun rumore, lei era perfettamente immobile dietro quell'immenso scaffale di libri.
Riflettendo ancora, con lo sguardo basso le si avvicinò, non alzò lo sguardo, le disse ancora:
Ascolta, io ti volevo solo chiedere... scusa. Non devo essere il tuo problema, se hai già troppa
gente che non ti capisce, io so quello che provi. Anche io sono il "diverso", nella mia famiglia.
Saprai ancor meglio di me che è difficile farsi accettare, e far capire agli altri che non sono quel che sembro... ma alla fine guardiamoci...
E alzarono contemporaneamente lo sguardo, dolcemente...
Justin si accorse che aveva pianto, e che soffriva per quel che le stava accadendo.
...Pensiamo tutti di essere diversi. Tu ti senti differente perchè sei... come dire...
Vampira esclamò Alice tutto d'un tratto.
Esatto, io mi sento diverso perchè vivo in una famiglia che a sua volta si sente diversa.
Ti sembrerà una deduzione un po' assurda, ma guarda quello che dimostriamo agli altri... ci mostriamo tutti... uguali. Non ti pare... piccola?
pronunciando le ultime parole, le accarezzò il viso, ancora si sentivano le lacrime che la avevano afflitta.